Decimo appuntamento con la rubrica #SoLongItaly, stavolta restiamo nel Regno Unito per parlare con un’artista che lavora nel settore videoludico, Flavia Ceccarelli.

Chi sei, quanti anni hai, da dove vieni, cosa fai nella vita?

Mi chiamo Flavia Ceccarelli, ho 30 anni e sono nata a Roma nel 1985. Fin da bambina ho dimostrato un’ossessione per l’arte e per il disegno, e ho avuto l’opportunita’ di iniziare a lavorare in questo settore a 18 anni, prima ancora di finire il liceo. Durante la mia esperienza lavorativa in Italia, mi sono occupata di grafica per magazines, illustrazione, fumetti, colore, inchiostrazione… ero molto entusiasta e interessata a fare esperienza in vari campi.

Attualmente dove ti trovi e da quanto hai lasciato l’Italia?

Vivo a Londra da 8 anni. Nel 2009, ho inviato CV e portfolio a Playfish (Electronic Arts/Maxis), una compagnia di videogiochi londinese. Poche settimane dopo, ero su un aereo per il Regno Unito. E’ stato uno dei periodi piu’ interessanti della mia vita, e ho avuto l’opportunita’ di lavorare come Art Director su uno dei miei brands preferiti, ‘The Sims’. Adesso lavoro in una piccola societa’ di videogiochi per mobile e tablets, Supersolid.
Cosa ti ha spinto ad abbandonare l’Italia? (leggi: cosa manca nel nostro Paese che invece hai trovato dove ti trovi ora?)

Purtroppo in Italia i lavori creativi non sono considerati seriamente, e con incarichi saltuari e retribuiti da fame non sarei riuscita ad essere indipendente senza appoggiarmi economicamente alla mia famiglia.
Qual è la maggiore differenza che hai riscontrato, in ambito professionale, tra il modo di lavorare nel Paese in cui ti trovi e l’Italia?

Qui nessuno si aspetta che professionisti lavorino gratis. E’ stata una ventata di aria fresca non sentire la frase “lo so che paghiamo poco, ma almeno cosi’ pubblichi, fallo per visibilita’”.

E la differenza “non professionale” (vale tutto: clima, cibo, abitudini, atteggiamento delle persone)?

La differenza nella vita fuori dal lavoro e’ ancora piu’ lontana dalla realta’ italiana. Londra e’ multiculturale, variegata e creativa. Si respira aria di liberta’. C’e’ un rispetto molto forte per le regole e per il prossimo in generale. Il cibo e’ un delle cose che preoccupa di piu’ gli italiani: “ma mangi fish and chips tutti i giorni?”. Se solo sapessero! C’e’ una varieta’ per tutti i gusti, e i supermercati straripano di prodotti italiani. Il mio unico cruccio e’ la scamorza, qui ancora introvabile…Le cose che non amo particolarmente sono il tempo (sempre un po’ grigio), e l’ossessione dell’ inglese medio per i pubs (vedi ‘L’alba dei morti dementi’).

Quali sono le maggiori difficoltà “operative” che si riscontrano quando si lascia l’Italia per andare all’estero?

La cosa che ho trovato piu’ frustrante, soprattutto durante i primi mesi, e’ stata cercare di decifrare gli accenti piu’ disparati quando mi sono trovata a dover chiamare call centers per registrarmi al servizio sanitario, cercare casa, e cosi’ via. Io mi ero fatta l’orecchio con i telefilm americani! L’inglese del regno unito e’ stato uno shock.

C’è qualcosa nel Paese in cui ti trovi che non è come te lo immaginavi prima di viverci?

Credevo che Londra fosse un posto noioso e grigio, pieno di persone fredde. Invece e’ una citta’ piena di vita, con molte cose da fare, ed’e’ tutto incredibilmente accessibile. I musei per esempio sono gratis, e ogni settimana c’e’ un’evento o qualcosa di interessante da fare.

Cosa ti spingerebbe a ritornare in Italia?

Se la mia famiglia dovesse avere bisogno di me.

Che consiglio daresti ad una persona più giovane di te che volesse intraprendere la tua stessa professione?

Di specializzarsi tecnicamente, e di perpararsi pricologicamente al fatto che lavorare in uno studio di videogiochi non e’ tutto rose e fiori, soprattutto all’inizio. Serve spirito di adattamento, umilta’, e capacita’ di lavorare all’interno di un team.

Ultima domanda: consiglia, motivandolo, un film/libro/gioco/disco ai nostri lettori (uno in assoluto, non uno per categoria!)

E’ una domanda molto difficile… Se proprio devo scegliere, il videogioco ‘Journey’. E’ la prova che un team con liberta’ di sperimentare puo’ realizzare un prodotto interessante, che spicca rispetto alla maggior parte dei giochi che ormai usano formule ormai viste e riviste. Il panorama videoludico, a parte qualche gemma, sta diventando un po’ noioso…

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Eccomi!

Previously, on #SoLongItaly

1-COME DIVENTARE SPACECRAFT ANALYST A DARMSTADT
2-COME DIVENTARE INSEGNANTE DI VIDEOGIOCHI A SINGAPORE
3-COME DIVENTARE UN CREATIVO A LOS ANGELES
4-COME DIVENTARE FOTOGRAFO A MELBOURNE
5-COME DIVENTARE CURIOSO AD AMSTERDAM
6-COME FARE IL VISUAL DESIGNER A NEW YORK
7–COME DIVENTARE IMPRENDITORE A HOLLYWOOD
8-COME ANDARE A FARE IL PROGRAMMATORE ALLA WETA A WELLINGTON
9-COME DIVENTARE MEDIEVISTA A LEEDS
10-COME LAVORARE NEI VIDEOGIOCHI A LONDRA
11-COME DIVENTARE PRODUCT DESIGNER A PALO ALTO
12-COME INSEGNARE CULTURA ITALIANA A NEW YORK
13-COME FARE IL DESIGNER A LOS ANGELES
14-COME DIVENTARE ATTORE A LOCARNO
15-COME FARE IL FILOSOFO A SAN FRANCISCO (E UN PO’ OVUNQUE)



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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